CCNL Enel: sottoscritto l’accordo Global Framework

Stabiliti i diritti fondamentali per i lavoratori Enel nel mondo 

E’ stato siglato tra Enel S.p.A. e Industriall Global Iunion, Filctem-Cgil,  Flaei-Cisl; Uiltec-Uil l’Accordo Quadro sui diritti fondamentali e il dialogo sociale nel Gruppo Enel, al fine di promuovere un sistema di relazioni industriali per raggiungere i seguenti obiettivi, allargando e implementando le tutele previste dallo Statuto della Persona:
– ricercare un adeguato livello di coinvolgimento delle persone sulle strategie aziendali;
– raggiungere un equilibrio tra gli obiettivi aziendali e le aspettative delle persone;
– creare un ulteriore spazi di analisi, sintesi e scambio delle migliori pratiche;
– monitorare l’applicazione al fine di individuare soluzione concrete e iniziative comuni.
Enel si impegna a:
– garantire i migliori standard di salute e sicurezza;
– promuovere il benessere, l’integrità fisica e psicologica;
– garantire il ruolo fondamentale per la formazione.
I sindacati considerano il nuovo accordo un significativo avanzamento delle tutele fondamentali per lavoratrici e lavoratori soprattutto nelle nazioni ove i diritti dei lavoratori sono meno garantiti.

Fondo di solidarietà professionale, prime indicazioni sulla nuova disciplina

Le previsioni normative contenute nel Decreto interministeriale del 21 maggio 2024 sono vigenti dal 9 luglio scorso (INPS, messaggio 19 luglio 2024, n. 2651).

Con il messaggio in commento, l’INPS ha illustrato alcune delle novità introdotte alla disciplina del Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 21 maggio 2024.

Il provvedimento ha adeguato, in attuazione di quanto previsto dagli articoli 26, comma 7-bis e 30, comma 1-bis del D.Lgs. n. 148/2015, la disciplina del Fondo in questione alla nuova normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro di cui alla Legge n. 234/2021 e successive modificazioni. Le nuove previsioni normative sono pienamente vigenti dal 9 luglio 2024.

Peraltro, il decreto interministeriale 21 maggio 2024 recepisce il contenuto dell’accordo collettivo sottoscritto in data 27 dicembre 2022, tra Confprofessioni, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs.

Con una successiva circolare, l’Istituto fornirà istruzioni specifiche sulle ulteriori novità introdotte dal D.I. 21 maggio 2024.

La nuova disciplina

L’articolo 2 del D.I. 21 maggio 2024 ha ridefinito l’ambito di applicazione del Fondo, che si estende ai datori di lavoro del settore delle attività professionali che occupano almeno un dipendente, mentre in precedenza il requisito dimensionale previsto era riferito ai datori di lavoro con più di 3 dipendenti.

L’articolo 5 ha ampliato la platea dei lavoratori destinatari delle tutele garantite dal Fondo, includendo i lavoratori assunti con qualsiasi tipologia di contratto di apprendistato, e confermando esplicitamente l’esclusione dei dirigenti. Tra i destinatari delle tutele sono ricompresi anche i lavoratori a domicilio.

Pertanto, anche i datori di lavoro che occupano mediamente fino a 3 dipendenti nel semestre di riferimento,  possono utilmente presentare al medesimo Fondo, con le modalità telematiche in uso, dalla data di entrata in vigore del decreto di adeguamento, domande di assegno di integrazione salariale, per le causali ordinarie e straordinarie previste dalla normativa, per periodi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa decorrenti dal 9 luglio 2024.

Di conseguenza, a partire dal periodo di paga in corso alla data di entrata in vigore del D.I. 21 maggio 2024 (luglio 2024), anche i datori di lavoro che occupano mediamente fino a 3 dipendenti nel semestre di riferimento sono tenuti al versamento del contributo ordinario al Fondo e non sono più soggetti alla disciplina del Fondo di integrazione salariale (FIS), né al relativo obbligo contributivo.

Quindi, dalla mensilità di competenza luglio 2024, i datori di lavoro, come sopra individuati (connotati dal codice autorizzazione “0S”), sono tenuti a versare al Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali il contributo ordinario di finanziamento, la cui misura è stata modificata rispetto al precedente D.I. Infatti, l’aliquota era precedentemente fissata in misura pari allo 0,45% per i datori di lavoro con più di 3 dipendenti e in misura pari allo 0,65% per i datori di lavoro con più di 15 dipendenti.

Le nuove aliquote

Le nuove aliquote del contributo ordinario, calcolato sulla retribuzione imponibile ai fini previdenziali di tutti i dipendenti, compresi gli apprendisti con qualsiasi tipo di contratto e i lavoratori a domicilio, a esclusione dei dirigenti, sono, invece, le seguenti:

0,50%, di cui 2 terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore, per i datori di lavoro che nel semestre di riferimento abbiano occupato mediamente fino a 5 dipendenti;

0,80%, di cui 2 terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore, per tutti i datori di lavoro che nel semestre di riferimento abbiano occupato mediamente più di 5 dipendenti e fino a 15 dipendenti;

1%, di cui 2 terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore, per tutti i datori di lavoro che nel semestre di riferimento abbiano occupato mediamente più di 15 dipendenti.

Inoltre,  è previsto un contributo addizionale, a carico del datore di lavoro, in caso di fruizione dell’assegno di integrazione salariale, nella misura del 4% calcolato in rapporto alle retribuzioni perse.

A decorrere dal 1° gennaio 2025, a favore dei datori di lavoro che, nel semestre precedente la data di presentazione della domanda, abbiano occupato mediamente fino a 5 dipendenti e che non abbiano presentato domanda di assegno di integrazione salariale per almeno 24 mesi, a fare data dal termine del periodo di fruizione del trattamento, la relativa aliquota del contributo ordinario si riduce in misura pari al 40%.

Con decorrenza dalla data di entrata in vigore del D.I. 21 maggio 2024, l’INPS rimuove centralmente dalle posizioni sopra individuate il codice autorizzazione “0J”; la relativa procedura di calcolo sarà implementata al fine di recepire le disposizioni sopra citate. Le procedure di calcolo sono adeguate, avuto riguardo al nuovo assetto contributivo, con decorrenza dalla mensilità di luglio 2024.

Ai fini del corretto assolvimento degli obblighi contributivi, i datori di lavoro soggetti alla disciplina del Fondo, che operano con più posizioni contributive e realizzano i requisiti occupazionali computando i lavoratori denunciati su più matricole, devono darne comunicazione alle strutture territoriali dell’INPS di competenza per consentire l’attribuzione dei codice autorizzazione “6G” (datori di lavoro con più di 5 e fino a 15 dipendenti, che operano su più posizioni) e “2C” (datori di lavoro con più di 15 dipendenti, che operano su più posizioni).

L’utilizzo di questi codici di autorizzazione si rende necessario in quanto le aliquote contributive sono differenziate in base al raggiungimento di uno dei diversi limiti occupazionali. Conseguentemente, ogni variazione della media occupazionale, tale da determinare una variazione del codice di autorizzazione, deve essere comunicata alla struttura territoriale competente a cura del datore di lavoro.

Infine, la durata massima per le causali ordinarie è stata ridotta a 26 settimane in un biennio mobile.

 

 

 

MEF: approvata la metodologia relativa al concordato preventivo biennale per i forfettari

Il Decreto del 15 luglio 2024 del Ministero dell’economia e delle finanze, recante l’approvazione della metodologia relativa al concordato preventivo biennale destinata ai contribuenti che aderiscono al regime forfettario, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 luglio 2024, n. 167.

Con il Decreto 15 luglio 2024 MEF è stata approvata la metodologia in base alla quale l’Agenzia delle entrate formula ai contribuenti di minori dimensioni, che svolgono attività nel territorio dello Stato e che sono titolari di reddito di impresa ovvero di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni, una proposta di concordato.

 

La proposta viene elaborata sulla base della metodologia approvata, utilizzando i dati indicati dal contribuente nella dichiarazione dei redditi e le informazioni desunte dalle banche dati relative agli ISA, anche relative ad annualità pregresse. Inoltre, ai fini delle rivalutazioni prospettiche della proposta di concordato, vengono utilizzate le proiezioni macroeconomiche di crescita del PIL elaborate dalla Banca d’Italia.

 

Ai fini dell’elaborazione della proposta per i contribuenti che, nel periodo d’imposta 2023, hanno determinato il reddito in base al regime forfetario, gli stessi contribuenti devono comunicare, in sede di dichiarazione dei redditi, i dati necessari per l’elaborazione della proposta.

 

Sulla base della metodologia approvata dal decreto MEF del 15 luglio 2024, ai fini della proposta di concordato, viene individuato il reddito d’impresa, ovvero di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni, il quale rileva ai fini della proposta di concordato per il periodo d’imposta 2024.

 

Come stabilito dall’articolo 4 del decreto MEF, l’Agenzia delle entrate tiene conto di possibili eventi straordinari comunicati dal contribuente per determinare in modo puntuale la proposta di concordato. Tali eventi sono riconducibili alle situazioni eccezionali di cui alle lettere a), b), e) ed f) dell’articolo 4 del decreto MEF 14 giugno 2024, verificatesi nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2024 e, in ogni caso, in data antecedente all’adesione al concordato.

Vigilanza sulle imprese agrituristiche: il corretto inquadramento

Fornite le indicazioni da seguire per gli accertamenti nei confronti delle aziende del settore (INL, nota 16 luglio 2024, n. 5486).

L’Ispettorato nazionale del lavoro ha fornito indicazioni al proprio personale in materia di corretto inquadramento degli accertamenti nei confronti delle imprese agrituristiche, tenendo conto delle diverse fonti normative che insistono in materia, al fine di una maggiore completezza istruttoria e, conseguentemente, al fine di evitare possibili contenziosi.

Infatti, in passato (circolare n. 1/2020), l’INL ha rammentato gli orientamenti della Cassazione (sentenze n. 11076/2006, n. 10905/2011 e n. 16685/2015) secondo i quali  le attività di coltivazione del fondo, silvicoltura e allevamento di bestiame devono comunque rimanere principali rispetto a quelle ricettive e di ospitalità che si pongono in rapporto di “connessione e complementarietà” con esse. 

Tuttavia, questa indicazione va riponderata tenendo in debita considerazione la disciplina regionale di
riferimento che, a sua volta, va applicata in funzione delle modifiche apportate alla Legge n. 96/2006 intervenute nel 2021 e quindi successive alla citata circolare INL.

La disciplina regionale

 La Legge n. 96/2006 rimette alle regioni le modalità per il rilascio della autorizzazione alla attività agrituristica (articolo 7), le quali sono anche tenute a dettare “criteri, limiti e obblighi amministrativi per lo svolgimento dell’attività agrituristica” nonché “criteri per la valutazione del rapporto di connessione delle attività agrituristiche rispetto alle attività agricole che devono rimanere prevalenti” (articolo 4).

La valutazione del rapporto di connessione non può prescindere dunque dai criteri definiti dalla legislazione regionale che, sul punto, integra quella nazionale, sulla base della delega contenuta nella citata legge, nonché della circostanza che l’autorizzazione allo svolgimento dell’attività è rilasciata dalle regioni.

Proprio in relazione ai “criteri per la valutazione del rapporto di connessione delle attività agrituristiche rispetto alle attività agricole”, inoltre, occorre tenere conto di quanto stabilito dall’articolo 68 del D.L. n. 73/2021. Il comma 10 della citata disposizione, infatti, da un lato, ha stabilito che “al fine di sostenere l’incremento occupazionale nel settore agricolo e ridurre gli effetti negativi causati dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, fatti salvi i criteri di cui all’articolo 2135 del codice civile per il rispetto della prevalenza dell’attività agricola principale, gli addetti di cui all’articolo 2, comma 2 della legge 20 febbraio 2006, n. 96” – e cioè “l’imprenditore agricolo e i suoi familiari ai sensi dell’articolo 230-bis del codice civile, nonché i lavoratori dipendenti a tempo determinato, indeterminato e parziale” – “sono considerati lavoratori agricoli anche ai fini della valutazione del rapporto di connessione tra attività agricola ed attività agrituristica”; dall’altro, al comma 11, il D.L. n. 73/2021 ha modificato la stessa Legge n. 96/2006 sopprimendo, fra i criteri da utilizzare da parte delle regioni e province autonome ai fini della valutazione della prevalenza delle attività agricole rispetto alle attività agrituristiche, quello del “tempo di lavoro necessario all’esercizio delle stesse attività”.

In altre parole, alla luce di tale novità legislativa, non è più rilevante, ai fini della determinazione della connessione, la valutazione della maggiore consistenza delle risorse umane impegnate nell’agriturismo rispetto a quelle impegnate nell’attività agricola principale ed è rimessa alle regioni la disciplina della
connessione ai fini della valutazione della sussistenza della prevalenza dell’attività agricola principale.

Pertanto,  nell’ambito dei relativi accertamenti, il personale ispettivo dell’INL dovrà tener conto di quanto sopra, nonché dei criteri stabiliti dalla legislazione regionale, verificando la rispondenza dell’organismo economico ai requisiti stabiliti dalle norme regionali e dalla disciplina amministrativa dettata dagli enti locali. Solo nelle ipotesi di significativo scostamento dai requisiti normativi, il personale ispettivo, prima di adottare ogni provvedimento, interesserà gli uffici regionali competenti al rilascio dell’abilitazione al fine di acquisire ogni utile elemento istruttorio volto a comprovare il corretto inquadramento previdenziale delle imprese coinvolte.

Ebinter Aosta: sostegno al reddito per le imprese colpite dagli alluvioni

Stanziati 75.000,00 euro e 150.000 euro per i danni dell’alluvione subiti da Cogne e Cervinia

A seguito dei numerosi fenomeni climatici, gli Enti bilaterali della provincia di Aosta hanno stanziato:
75.000,00 euro  (l’Ente Bilaterale del Commercio e Terziario)
– e 150.000 euro (l’Ente Bilaterale del Turismo),
per i danni dell’alluvione subiti da Cogne e Cervinia a favore delle imprese e dei lavoratori dei settori del turismo, commercio e terziario.
L’11 luglio gli enti bilaterali hanno, infatti, approvato l’attivazione di misure di sostegno per i dipendenti colpiti dall’emergenza prevedendo un contributo di 400,00 euro lordi a lavoratore, al fine di garantire un  aiuto economico.
Per presentare la domanda, il datore di lavoro o il lavoratore  devono rivolgersi alla sede dell’Ente Bilaterale del Commercio o allo sportello Ebt turismo per il settore ricettivo.
 I contributi saranno erogati fino ad esaurimento fondi.

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